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ARATTA,
notizie per 'la Repubblica'
Per “la Repubblica”
Sono un appassionato della lingua etrusca; dal 1966 ho pubblicato
numerosi articoli su periodici di varia cultura, e cinque libri; lo studio
mi ha portato quasi subito in Medio Oriente, spinto da specialisti che
supponevano una qualche parentela con i Greci, a causa dei molti riferimenti
agli dèi ed agli eroi omerici; ma si trattava di una supposizione
troppo lontana dalla realtà; così entrai dentro le lingue
anatoliche, dove chiari si presentavano invece i segni linguistici; i
nomi arcaici di molti personaggi, Tirseni, Velsini ed Etruschi, erano
tutti anteriori alla ‘Guerra di FIL-i-o’, alla cultura che
consideriamo greca; infatti proprio da quei substrati residui di tanta
storia dispersa emergeva l’anatolico Camnas (Camana re di Karkemish);
Tite (eteo Tuwati); Aule (dal velsinio SEL > FEL >… *aFle
‘sole’); in particolare, significativi sono i due re preittiti,
ANitta (tirs. Arnth ‘Arunthe’), pi-THA-na ‘dio Thana’
(THA/ THE ’luce’); poi il tirseno Metele (Muwatallis ‘quello
del dio MU/ del Tempo’), e così via, per tanti altri riferimenti:
dèi (Turan/ ‘quella della tempesta del cielo’, tirs.
Turhui < hurrico Teshub > eteo Tarhui), Vel (ellenico SÉL-a-s
> …VEL, VEL-i-a, EL-i-o…), cariche pubbliche (Zilach/ Tele;
Zilachnu/ Teleste…); tutte vissute in Medio Oriente, in AHHIAVA
(ACHaia, ASia Minore; valenza fonetica: h ittita > ch/ s) (O. G., Gurney,
Gli ittiti); nelle isole.
MU-wa-ta-l-lis < *MU-Fa-ta-s-sis, da MU-wa, generale hurrita, in particolare
è ricordato per aver fatto firmare un accordo ad Alaksandus, re
di VILusa ‘FILio’, situata presso il fiume AES-e-pus ‘del
Cavallo’ (eteo AS-u-wa ‘cavallo’); e a Kuruntas (Quiri(n)nus),
re di Tarhuntassa….
Questo breve cenno per dire che mi ero interessato, anche della città
di Aratta, scrivendone; la ragione partiva dalla decisione che prese il
re sumero Enmerkar, quella di scrivere, PER LA PRIMA VOLTA: “Prese
allora una zolla d’argilla il signore di Uruk,/ e vi scrisse parole
COME SU UNA TAVOLA./ Mai era stata scritta parola sull’argilla./
Ma ora, poiché il dio sole così l’aveva ispirato,/
così accadde. Ed Enmerkar scrisse la tavola.”
Mi domandai subito: se lui non aveva mai scritto, ma ora scriveva come
su una tavola, chi scriveva già su una tavola? Siccome si rivolgeva
al re di Aratta, per minacciarlo, che si decidesse a soddisfare le sue
richieste di pietre preziose, e materiale per costruzioni, il re di Aratta
avrà dovuto saper interpretare la scrittura, in particolare quella
sulle tavolette, che invece girava da vari millenni nel Centro Europa.
Osservazione confortata da uno studioso straniero che mi inviò
alcuni suoi tentativi di interpretare le “TAVOLETTE TARTARIE”;
su questo indirizzo che lo stesso mi forni: http://www.prehistory.it,
compaiono centinaia di segni, già liberi dall’ideogramma;
si configurano come tratti grafici stilizzati; materiale straordinario,
che anticipa anche la scrittura di Aratta.
Sul libro di Helmut Uhlig, I Sumeri, è riportata l’”Epopea
di Enmerkar e il signore di Aratta”; libro pubblicato in Germania
nel 1976, ripubblicato nel 1979, e nel 1981 da Garzanti Editore.; quindi
già da allora gli studiosi conoscevano questa città, che,
almeno come nome, sembra emersa solo ora; ma intanto andava accomunata
alla città di Susa, anch’essa ricchissima di pregiate opere
d’arte ( Marcel Brion, La Resurrezione delle città morte,
pag 173, sez. riservata alla PERSIA) ; opere ridotte di numero, divenute
più rozze, all’arrivo dei barbari Sumeri; che si civilizzarono
assumendo la civiltà locale, indicata da molti libri, come quella
di SUSA, di ‘OBEID e di LARSA (Larissa).
Questa premessa per rispondere, senza entrare nel merito, ai due articoli
comparsi su ‘la Repubblica’, uno scritto da Vanna Vannuccini
(“Tra le rovine del regno di Aratta la scrittura più antica
del mondo”), che riporta la foto di una tavoletta trovata a Jiroft,
da considerarsi la presumibile Aratta; foneticamente potrebbe anche aver
conservato le tracce del proprio nome; ripercorribile attraverso un’evoluzione
del tipo *AjiraFt(ta), da *SAR-a-t-ta ‘la Solare’ (dio eteo
SAR(r)-u-ma ‘Sole’); l’altro scritto da Luigi Bignami
(“Ecco le altre culle della civiltà”); entrambi ci
ricordano come i Sumeri non fossero all’origine della civiltà
del mondo, prima della nostra civiltà; in molti miei scritti, da
tempo avevo affermato che l’Occidentale si era sviluppato, oltreché
al Centro Europa, intorno al Mar Nero ed al Mar Caspio; l’entrata
in scena dei Semiti e dei Sumeri aveva scacciato quella parte degli Europei,
che dal Nord si erano diffusi verso sud e scesi tra i due fiumi famosi,
il Tigri e l’Eufrate; dopo la conquista da parte dei Sumeri, chi
avrà avuto salva la vita, sarà risalito in fretta tra le
montagne ed intorno ai laghi. Così i Sumeri si appropriarono di
Susa, di ‘Obeid e di Larsa, adattando a loro quanto vi trovarono
di utile; assunsero pure l’uso del dio UT-u , che invece va connesso
alla radice europea SAT > FAT > AT…ET…IT…UT…’luce/fuoco’
(SATurno, SETH-re, …MIT-ra, ()ET-na…IT-a-lia ‘paese
dell’ET/ IT = Fuoco’), per non dire l’AP-su ‘l’acqua
= AB-i-s-so’ (da AP-i-a ‘acqua’: APP-io Claudio ‘Acqua
Zoppa’). Comunque l’Occidente era rimasto ancora integro lassù,
come un arco di difesa al Nord; lì restò per sempre, occupando
un’estesa striscia, dove si stabilizzò e rimase fino alla
nascita della cultura ellenica, da considerarsi come una summa di quanto
era stato conservato tra gli uomini per tanti millenni, in particolare,
nella narrazione a viva voce degli eventi, e della cultura, già
suddivisa nelle particolarità logiche, artistiche e pratiche.
La civiltà occidentale, nonostante le violenze provocate e subite,
dagli altri e tra loro stessi, conservò sufficienti cognizioni
da riuscire a civilizzare tutta l’Europa, e poi il Mondo intero.
Perché le radici profonde di tutta la civiltà umana, razionale,
le possiamo riconoscere al nostro stesso ed unico patrimonio culturale;
cominciato nell’Europa interna, tra le scritture arcaiche su Scorze,
Pelli e Tavolette di legno; cultura raccolta e perfezionato dall’Ellade
(*FEL-a-te ‘(paese) di FEL’); da noi conosciuta come Grecia,
definizione da attribuire ai Fenici, che chiamavano KRESI, i Cretesi;
i quali, sbarcati nell’Italia Meridionale, li pronunciammo *GREKI,
senza saper distinguerli dagli Elleni (*FEL-e-n-ni ‘(figli) del
dio SEL > FEL > EL’).
Qui appresso trascrivo alcuni versi dell’”Epopea di Enmerkar
e il signore di Aratta”:
da pagina 79 del libro citato:
Un tempo fu che il re, da Inanna eletto nel suo santo cuore,/ Eletto della
terra di Shuba da Inanna nel suo santo cuore,/ Enmerkar, figlio di UTU,/
Una preghiera rivolgesse alla sorella,/ La benevola regina…la sacra
Inanna: / “O sorella mia Inanna, per Erech/ Fa’ che la gente
di Aratta dia forma d’arte a oro ed argento,/ Fa’ che porti
a valle dai monti il puro lapislazzuli,/ Fa’ che porti gemme e lapislazzuli;/
A Erech, sacra terra…,/ Alla casa di Anshan, ove tu stai,/ Fa’
che costruiscano il suo…/ Del sacro gipar, ove tu hai dimora,/ Possa
il popolo di Aratta adornare con arte le pareti,/ Io, io pregherò..
nel mezzo di esso”../….
Quanti doni, quante opere pretende; ma dimostra, ANCHE, CONFESSA, di NON
aver mai scritto, di NON possedere quelle preziosità; NE’
di ESPERTI per la realizzazione delle opere. Le vuole, e le otterrà
con la forza. Immagino che la sua potenza consistesse soltanto in migliaia
e migliaia di entusiasti morituri; da tempo accalcati su quelle fertili
terre, invidiosi dell’altrui raggiante civiltà; il Dio re
poteva disporne, belli pronti alla lotta ed al sacro sacrificio per Inanna.
Come è sempre accaduto, quando si parte cantando per il sangue.
Grazie dell’attenzione e cordiali saluti.
Poggio Mirteto (Ri), 9/08/07
Angelo Di Mario
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